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Ruth Kvarnström-Jones, Le amiche dell'atelier francese: recensione

Buongiorno ragazze! Primo post del mese di novembre, parliamo del libro che abbiamo letto insieme: Le amiche dell'atelier francese di Ruth Kvarnström-Jones. All'inizio ho avuto qualche difficoltà per non aver letto il volume precedente (sotto vi spiego), poi però è scorso velocissimo, vediamolo!

Ruth Kvarnström-Jones, Le amiche dell'atelier francese

Ruth Kvarnström Jones, Le amiche dell'atelier francese, Nord, Milano 2025

Tit. orig.: Väninnorna på Nordiska Kompaniet

Trad. di: Francesca Toticchi 

Genere: romanzo storico

Categoria: sartoria, moda

Trama

A Stoccolma, nel 1912, nonostante i venti di guerra, Josef Sachs progetta e costruisce il Nordiska Kompaniet, il grande magazzino della città. Fiore all'occhiello sarà il personale, professionale ed efficiente, tra cui alcune donne apparse già nel romanzo precedente (Le formidabili donne del Grand Hotel) come Märta, commessa al negozio di guanti, il cui fidanzato partito per il fronte sparisce per anni.

Particolarmente apprezzato è il reparto atelier francese, un laboratorio di alta moda che accontenta tutte le clienti più esigenti con vestiti disegnati appositamente o di grandi stilisti. Ed è proprio qui che si intrecciano le storie di sarte, modelle e commesse, tutte con i loro sogni e problemi ma accomunate da una grande e solida amicizia che le porterà a trovare le loro strade e ad essere donne forti ed emancipate.

Commento

Vi spiego perché all'inizio della lettura ho fatto fatica, tanto da volerlo quasi abbandonare:

1- Pensavo fosse un volume unico e non il proseguimento di Le formidabili donne del Grand Hotel, altrimenti avrei letto i romanzi in ordine. Diciamo che non è indispensabile, ma in tutta la prima parte non capivo i sottintesi e la parentela delle ragazze. 

2- Mi sono un po' persa tra le descrizioni dei palazzi e delle vie svedesi, devo confessarlo, un po' noiosette..

3- Fino a metà libro non si parla affatto dell'atelier, tutto parte dopo (ma la spiegazione è semplice: Le ragazze dell'atelier è il titolo scelto in italiano che non corrisponde a quello originale, Le ragazze del Nordiska Kompaniet).

Ma poi, se si persevera, prende quota e si riesce a entrare in sintonia con tutte le protagoniste.

Vi confesso, tuttavia, che non mi ha preso molto: la trama, scritta attorno a fatti storici realmente accaduti, secondo me è debole, come lo sono i vari personaggi. Si parla dell'emancipazione delle donne che cercano di fare carriera in un periodo difficile, ma tutto riesce facilmente, c'è troppo buonismo, nessuna cattiveria, nessuna invidia, tutti amici e tutti che si aiutano. Un po' stucchevole.

Il grande magazzino sembra un paradiso, con un imprenditore che concede qualsiasi cosa e ama e protegge i dipendenti a scapito del guadagno. Probabilmente sarà andata così, ma manca movimento. 

Needlework Fiction Books

Il lavoro dell'atelier viene descritto dalla metà del libro in poi grazie alla figura di Agatha, la ricamatrice con le perline, che racconta la difficoltà e la bellezza della sua attività e le richieste delle clienti. Nonostante la guerra, dopo un periodo di crisi, si ritorna a desiderare abiti da sera per balli eleganti e, grazie al cambio della moda che richiede gonne più pratiche e corte, il successo non mancherà.

Due delle protagoniste diventeranno modelle di professione, altre resteranno nei vari reparti abbigliamento ma con l'aspirazione di fare carriera. 

Rispetto ad altri libri dello stesso genere manca tutta la competenza per scrivere tecnicamente, quindi il tema non è approfondito, a parte la cucitura delle perline e dei lustrini non si accenna a nulla di sartoria. 

Note

Tutto sommato un libro leggibile ma, come avrete capito, non il mio preferito: un po' noioso, praticamente non succede niente e non si capisce nemmeno bene lo scorrere del tempo. Non mi ha preso ma è un parere personale, fatemi sapere se invece a voi è piaciuto. Lo potete trovare nella vostra biblioteca o libreria di fiducia, oppure online.

Cosa leggerò per il prossimo mese?

Per la recensione di dicembre ho scelto un libro nuovissimo: La ragazza che scriveva sulla seta di Kelli Estes (per le amiche che vogliono leggerlo in lingua originale il titolo è The girl who wrote on silk). Vi metto la trama:  
 
Kelli Estes, La ragazza che scriveva sulla seta
Stato di Washington, oggi. Inara Erickson, figlia di un magnate americano, eredita da un lontano parente la tenuta di Rothesay a Orcas Island. Innamoratasi a prima vista della proprietà, la ragazza decide di trasformarla in un albergo di lusso, ma passando in rassegna gli oggetti della villa trova la manica ricamata di un kimono di seta blu in una cavità del sottoscala. La forma fa pensare ai tradizionali kimono cinesi, mentre i molteplici ricami sembrano raccontare una storia. Incuriosita, Inara si rivolge a Daniel Chin, un giovane sino-americano, esperto di studi asiatici, nella speranza di decifrare quei disegni. Chi può averli realizzati? E perché ha deciso di strappare una manica e nasconderla proprio in quella casa?
Orcas Island, 1886. Mei Lien, una ragazza cinese, riesce a sfuggire a un’espulsione di massa ordinata dal governo americano ai danni dei cinesi immigrati negli Stati Uniti. Sopravvissuta a un naufragio, la ragazza trova rifugio a Orcas Island e, grazie al sostegno di Joseph McElroy, un giovane che si innamora di lei e la sposa, decide di raccontare la sua drammatica storia ricamandola sulla manica di un kimono.
Attraverso quei ricami, più di cent’anni dopo, Inara scopre che la sua vita e quella di Mei Lien sono tragicamente intrecciate e, di fronte a una intollerabile verità che riguarda la sua famiglia, sarà costretta a compiere una scelta tanto difficile quanto dolorosa e sconvolgente. Ispirato a fatti realmente accaduti, il brillante e suggestivo esordio di Kelli Estes è il racconto struggente di due donne determinate a fare la cosa giusta.
 
Se volete leggerlo con me, ne parleremo qui il 2 dicembre, vi aspetto! 

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